• Pagine: 451 con illustrazioni
  • Prezzo: € 19,00
  • ISBN: 9788888865850

Considerato IN ASSOLUTO il miglior libro sulla storia del RAP.

Con uno stile avvincente, degno del miglior giornalismo anglosassone, Jeff Chang racconta l’evoluzione della musica rap e della cultura hip-hop. A partire dalle sue origini giamaicane negli anni sessanta e ai suoi primi vagiti nelle feste di caseggiato nel Bronx, il rap ha raggiunto in pochi anni una dimensione di largo consumo popolare.
I passaggi che caratterizzano la storia di questa musica così popolare sono illustrati ripercorrendo la parabola dei diversi stili, i tanti Dj, MCs, b-boy che hanno lasciato un segno importante sulla musica, il graffitismo, il ruolo dell’ideologia nazionalista nera, i single e gli album più importanti, oltre alle feste di strada che hanno dato forza al movimento radicandolo fin da subito nella consapevolezza della gente.

“Questo libro è una delle più importanti e appassionanti storie sulla musica che siano mai state scritte.” “The New Yorker”

BASATO SU CENTINAIA DI INTERVISTE AI PROTAGONISTI PIÙ INFLUENTI DELLA SCENA RAP

“Il più importante genere musicale dell’ultimo quarto di secolo ha finalmente la sua avvincente storia. Un libro potente quanto la musica che descrive.” “Chicago Sun-Times”

“Questo libro diventerà il manuale di riferimento.” “Vibe magazine”

“Questo è un libro che dovrebbe stare sugli scaffali di ogni biblioteca liceale e universitaria. Una divertente e coinvolgente escursione nella cultura di strada americana, fino alla sua affermazione come cultura di massa.” “Los Angeles Weekly”

ESTRATTO
Un gangsta incontra una rivoluzionaria

Era stata un’idea della giornalista Leyla Turkkan mettere allo stesso tavolo Angela Davis e Ice Cube. Leyla era cresciuta nell’Upper East Side di New York, una classica “parkie” fricchettona che frequentava graffitisti come Zephyr e Revolt, e al college era stata promoter dei Black Uhuru durante il loro trionfale tour Red, poi era passata al settore pubblicitario, sempre in cerca della maniera di far combaciare il suo talento per le pubbliche relazioni, i tanti contatti nel settore musicale e le sue idee progressiste. Come Bill Adler s’era fatta trovare preparata all’avvento del rap radicale nero, ma dopo il successo del movimento Stop the Violence s’era sentita fregata dal tracollo di Griff dei Public Enemy. A un certo punto David Mills l’aveva costretta a negare che lei e Adler avessero mai tentato di fare dei Public Enemy dei leader politici. Adesso Leyla Turkkan pensava di avere una seconda chance con Ice Cube, e riteneva di poterlo presentare, associandolo con Angela Davis, come l’erede della tradizione radicale black.
Quell’intervista a due era una proposta provocatoria, ma fu accolta con entusiasmo da Davis e Cube, anche se nessuno dei tre aveva la minima idea di come sarebbe andata la discussione una volta riuniti negli uffici della Street Knowledge del rapper.
Tanto per cominciare, Angela Davis aveva a stento sentito qualche pezzo dell’album ancora da completare, tra cui My Summer Vacation, Us e un pezzo, Lord Have Mercy, che poi non è entrato nella versione definitiva. E non conosceva la canzone che sarebbe diventata la più discussa, Black Korea. Inoltre aveva un altro svantaggio fondamentale.
Era cresciuta nel Sud come la madre di Cube, che dopo essersi trasferita a Watts era diventata grande partecipando alla sommossa del 1965. Anche se la signora Jackson era molto vicina al figlio, i due litigavano spesso a causa della politica e dei testi di Cube. Insomma, adesso il rapper aveva l’impressione di essere seduto a discutere con mamma, e Angela si sentiva confusa come qualsiasi madre con un figlio in pieno marasma adolescenziale.
Cube stava seduto sulla sua poltrona di pelle nera dietro la scrivania di vetro, fra pareti tappezzate di dischi d’oro in cornice e manifesti dei suoi album e di Boyz’n’the Hood, con alcune copie delle riviste di settore sparpagliate sotto il naso, quando Angela gli domandò che cosa pensava della generazione precedente. “Quando guardo i più vecchi non mi pare che pensino di poter imparare della generazione più giovane. Certe volte cerco di spiegare a mia madre cose che si rifiuta di capire” rispose lui. “Siamo arrivati al punto che quando personaggi come Darryl Gates dicono che devono fare la guerra alle gang tanti genitori neri applaudono e gridano di sì. Ma quando definisci gang qualche giovanotto con un berretto da baseball e una T-shirt, allora stai applaudendo alla guerra contro i tuoi figli.”
Allorché la discussione passò dalle generazioni diverse ai rapporti tra i sessi, il disagio di Cube apparve evidente.

Ice Cube: Ci sono neri che vogliono essere come i bianchi senza capire che i bianchi vogliono essere come i neri. Perciò la cosa migliore è eliminare questo modo di pensare. Oggi servono uomini neri che non guardino l’uomo bianco, che non cerchino di essere come lui.
Angela: E le donne? Continui a parlare di uomini neri. Mi piacerebbe sentirti dire “uomini neri” e “donne nere”.
C: Gente nera.
A: A me sembra che tu spesso ignori le tue sorelle. Non andremo da nessuna parte se non siamo uniti.
C: Certo. Però è l’uomo nero quello oppresso.
A: Anche la donna nera è oppressa.
C: Però la donna nera non può rispettare l’uomo nero fino a quando non solleveremo la testa.
A: E perché la donna nera dovrebbe ammirare l’uomo nero? Perché non possiamo vederci come uguali?
C: Se ci consideriamo allo stesso livello otterremo un baratro. Saremo divisi.
A: Come ti dicevo, io insegno presso il carcere della contea di San Francisco, e molte sue detenute sono state arrestate per questioni di droga. Però per tanta gente sono invisibili. La gente parla del problema della droga senza citare il fatto che la maggioranza dei crackdipendenti della nostra comunità è composta da donne. Perciò quando parliamo di avanzamento della comunità dobbiamo parlare delle sorelle quanto dei fratelli.
C: Le sorelle sono la colonna della comunità.
A: Quando parli di “uomo nero” vorrei sentire qualcosa di chiaro sulle donne nere. In questo modo mi convinceresti che non pensi solo ai fratelli, ma anche alle sorelle.
C: Io penso a tutti.

Quando Angela Davis cercò di affrontare il tema delle potenzialità insite in un’alleanza con le donne, con gli ispanici, con i nativi americani e altri, Cube glissò, dicendo: “C’è gente che lotta per l’integrazione, però io preferisco dire che dobbiamo combattere per i pari diritti. A scuola vogliono libri uguali, non libri sfasciati. È più importante che lottare per stare seduti a mangiare allo stesso tavolo. Io trovo più sano se noi stiamo seduti a parte, fino a quando la pappa è buona”.
Angela replicò: “Immagina che diciamo di voler stare seduti nello stesso posto o dove ci tira di sederci, però vogliamo anche mangiare la roba che ci va. Capisci cosa sto dicendo? Vogliamo essere rispettati come uguali, ma anche per le nostre differenze. Io non voglio essere invisibile in quanto donna nera”.
“È solo questione di insegnare ai nostri figli la natura del padrone di schiavi, che ti frustava comunque indipendentemente dai libri che gli sbattevi sotto il naso o quanti leader mandavi a parlare. Sarà sempre così. Dobbiamo capire che c’è una pulsione fondamentale.” Poi Cube citò un’analogia di Farrakhan. “C’è il pulcino e il pulcino di falco. La formica e il formichiere. Sono nemici per natura. È questo che dobbiamo inculcare nei nostri figli.”

INDICE

011    Introduzione di DJ Kool Herc

015    Preludio

018    LOOP 1. Babylon Is Burning: 1968-1977

021    1. Necropoli: Il Bronx e la politica dell’indifferenza; Movimenti di massa, 24; Pessimi numeri, 26; 1977, 28; La terra desolata, 30; Solo un’allegra partita di baseball, 31.

034    2. Sipple Out Deh: la generazione roots giamaicana e la svolta culturale; So Long Rastafari Call You, 36; Globalizzare la rivolta roots, 39; Suoni e versions, 41; Radici e cultura, 43; Il dub side, 46; One Love Peace Music, 48; Calo di pressione, 50.

053    3. Fuoco e sangue con intermezzi musicali: le gang del Bronx; Nato Savage per morire Skull, 54; Le gang e la rivoluzione, 56; L’altro lato dei Sixties, 59; I Ghetto Brothers, 61; Gli insegnanti, 63; Guerra nel Bronx, 64; Crisi, 66; Pace, fratello, pace, 68; La lunga deriva, 71; Gonna Take You Higher, 73.

077    4. Farsi un nome: come DJ Kool Herc perse l’accento e inventò l’hip-hop; Sacrifici, 81; Diventare americani, 82; Nuovi incendi, 85; L’uomo con un piano in testa, 87; Redub dei due sette, 91.

194    LOOP 2. Planet Rock: 1975-1986

097    5. Soul Salvation: i misteri della fede di Afrika Bambaataa; Vivere due volte in un colpo, 98; Sound Destiny, 100; In marcia, 102; Soulski, 104; Chiudere il cerchio, 106; Eredità delle gang, 108; Oltre il ponte, 109, Le lezioni, 111.

114    6. La furia degli stili: l’evoluzione dello stile nel mondo delle sette miglia; DJing: lo stile come scienza, 116; B-boy: stile come aggressività, 118; Graffiti: stile come sfida, 121.

129    7. Il mondo è nostro: sopravvivenza e trasformazione dello stile del Bronx; La prima morte dell’hip-hop, 129; Fine corsa, 131; Finestre sfondate, 135; Tutela della breakdance da parte dei prepuberi, 137.

141    8. Zulù, una bomba a orologeria: l’hip-hop incontra i rocchettari di Downtown; Gli emarginati del baby-boom, 141; Giovane Bohème, 144; Ribelli dell’arte, 145; In cerca di un cool post-jazz, 146; Quattro movimenti in una sola cultura, 147; Successo del graffitismo in America, 150; Una sommossa tutta loro, 152; Rocking e lotta, 153, I folkies, 156; Famoso in tutto il mondo, 159.

164    9. 1982: euforia nell’America di Reagan; Utopia di Downtown, 165; Sii quel che tu sei, 166; Street Culture al Roxy, 169; Sull’orlo del baratro, 172; Fun and guns, spasso e armi, 174; Tour mondiale, 176; Una piccola storia da raccontare, 178.

182    10. Fine dell’innocenza: la caduta della vecchia guardia; Rinnegati, 183; Sfruttamento hip-hop, 184; Tutto per una tag,  186; Si chiude, 189; Rapinare i progressisti, 191; Il tramonto della vecchia guardia, 194; L’esplosione, 195; Mai in down,  197; Scatenare l’inferno, 199.

202    LOOP 3. The Message: 1984-1992

205    11. Things Fall Apart: l’era post-diritti civili; La strategia del disinvestimento, 206; La crescita del movimento antirazzista, 207; Reazione e vittoria, 209; Arrabbiati e disimpegnati, 209; La frantumazione della coalizione per i diritti civili, 211; Un mondo pieno di pericoli, 212; Un nuovo Mosè nero, 213; Howard Beach, 214; L’hip-hop in una nuova era, 216.

219    12. What We Got to Say: sobborghi neri, segregazione e utopia a fine anni ottanta; La Black Belt e la risegregazione di Long Island, 220; Sempre nel mezzo: la piccola borghesia nera, 221; Il Big Street Beat arriva nella banlieue nera, 223; Un cervello intransigente, 226; Falsa partenza, 228; Il massimo salto, 230; Diventare il nemico, 232; Rappresentare la nuova militanza nera, 234; La nuova avanguardia, 235; Gli stronzi non passano mai i miei dischi, 236; Never Walk Alone, 237; Diritto di contraddirsi, 238; L’avvento della New School,  241; Non riesco a trattenermi, 242; Chiudere il cerchio, 243.

247    13. Seguici per adesso: il problema della leadership nera post-diritti civili; Over the Rainbow, 248; In cerca di nuovi eroi, 252; Natty Cult-Nats contro ribelli del rap, 253; Gli artisti, la nuova leadership nera, 256; Fai la cosa giusta, 258; Rappresentare la nuova militanza nera (Versione 1989), 261; Gli Enemy implodono, 261; Al limite, 263; Prime ricadute, 264; L’intervista, 265; Rotazioni, 266; La crisi, 267; Il caso Public Enemy, 268; Il momento dell’indecisione, 269; Bensonhurst: ascesa e caduta del potere nero, 271; Gli Enemy colpiscono ancora, 273; Un ultimo colpo, 274.

277    14. Gli assassini della cultura: geografia, generazioni e gangsta rap; Dal ballo alla gang, 279; Il nuovo stile, 279; Versione dub di Boyz-N-The Hood, 281; Neri di Los Angeles, 283, Ricordati di Watts, 285; Dalle Pantere ai Crips, 288; I Bottoms, 290; Il rumore del Batterram, 291; L’alternativa al potere nero, 292; L’estetica dell’eccesso, 293; Il ritorno del locale, 295; La guerra alle gang, 297; Reazione, 299; Da che parte stare, 300.

304    15. Il vero nemico: la rivoluzione culturale di Death Certificate di Ice Cube; La politica dell’ognuno per sé, 305; L’immagine della rivoluzione, 306; Un gangsta incontra una rivoluzionaria, 307; Due videocassette, 309; Dita puntate, 311; I limiti del gangstacentrismo, 313; Paura di un pianeta non nero,  315; Black Korea, 317; La vera posta, 318; Vittima di un boicottaggio nazionale, 319; Vuoi andare in bottiglieria?, 320.

324    LOOP 4. La posta è alta: 1992-2001

327    16. Vedremo di risolvere: pace e ribellione a Los Angeles; La geografia letale di Watts, 328; La nuova nazione nera, 329; Figure paterne, 331; Imparare a parlare, 332; Sommosse, 333; Cessate il fuoco, 334; Messa in pratica, 335; Fagli vedere come ci sentiamo, 336; Primo sangue, 337; Caldo e freddo, 338; Pagare il prezzo, 340; Attaccare gli “stranieri”, 342; Due discorsi, 343; Il cerchio della storia si chiude, 345.

348    17. Tutti nella stessa gang: la guerra ai giovani e la ricerca dell’unità; Dateci martello e chiodi, 349; Calo di pressione (un’altra versione ancora), 351; La politica del contenimento, 353; La paura e i seggi, 356; Il rap e la guerra delle culture, 358; Clinton contro Souljah, 359; Ice contro la polizia, 361; Working the Clampdown. Lavorare per la repressione, 363; Appello all’espiazione, 364; La ricerca dell’unità, 365; Il mattino di un mondo perfetto, 366; La natura della trasformazione, 368.

371    18. Diventare la generazione Hip-Hop: “The Source”, il settore e il grande crossover; La nazione hip-hop, 373; Verso il bivio, 376; Verso la nicchia, 378; Hip-hop come stile di vita urbano, 380; Il crossover post-gangsta, 382; Policulturalismo e post-bianco, 383; Rigorosamente underground, 384; “Vibe” e il trionfo dell’urban, 386; Il momento della verità, 388; rso e Mind Squad, 389; Le correzioni, 391; Revisioni, 393; Finale, 394.

397    19. Il nuovo ordine mondiale: globalizzazione, containment e controcultura alla fine del secolo; Il caso della radio hip-hop, 399; Il nuovo ordine multinazionale, 403; La nuova exploitation, 404; La fine del secolo americano, 407; Il grande baratro, 409; Il ritorno dell’attivismo hip-hop, 411; Altra guerra,  413; Un altro tipo di globalizzazione, 416; Le nostre strade,  419; Senza parole, 421.

430    Appendice. Parole, immagini e suoni: una guida selezionata alle fonti

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