• A cura di: E. "Gomma" Guarneri
  • Traduzione: Serena Zonca
  • Pagine: 254 pp
  • Collana: Underground
  • Prezzo: € 15,00
  • ISBN: 9788897109549
  • Data Uscita: 16/02/2017

Inghilterra, fine anni Sessanta. All’ombra del boom economico e delle vetrine psichedeliche di Carnaby Street, una intera classe sociale viveva la terribile esperienza di essere homeless, senza casa. I ricchi avevano improvvisamente investito nell’edilizia, demolendo i quartieri storici e scacciando dalle abitazioni migliaia di famiglie operaie, pensionati, giovani coppie e immigrati giamaicani di prima generazione. Queste persone, dopo incredibili e dickensiane traversie, vennero letteralmente deportate in centri di accoglienza, simili più a prigioni che a dimore, e furono private addirittura dei loro figli. Ma un gruppo di giovani londinesi, che avevano come riferimento un altrettanto giovane regista di nome Ken Loach, volle ribellarsi a tale situazione, creando dal nulla la London Squatters’ Campaign, cioè un’azione di massa mirante all’occupazione delle case sfitte, collocandovi all’interno gruppi di bisognosi e ottenendo contratti di affitto sostenibili. Tale pratica si diffuse a macchia d’olio. Gli homeless si trasformarono così in squatters e quei giovani sognatori in veri e propri Robin Hood. Questo libro, scritto in quel periodo da Ron Bailey, coordinatore della London Squatters’ Campaign, è la vera, irresistibile e divertente cronaca di quegli eventi, intensi a tal punto da creare le basi di un movimento ancora oggi vivo e attivo in tutto il mondo.
Include anche:
2 interviste a Ken Loach sulla necessità delle occupazioni oggi;
“Lotta Continua” e Lea Melandri: Milano 1971. L’occupazione di via Tibaldi;
Roma 2001-2016: Action per le occupazioni

ESTRATTO DAL LIBRO

squatter

L’azione di massa da parte della gente comune (i milioni che soffrono per la carenza di case) non era solo una tattica rivoluzionaria che peroravo, ma il solo modo per queste persone di sperare di avere abitazioni decenti. I governi non avevano dato ascolto a niente e a nessuno: devono essere obbligati ad ascoltare e a modificare le loro priorità oppure uscire di scena. Avevamo visto quanto successo potesse avere l’azione diretta su piccola scala; ora dovevamo spingerla un passo più avanti. Dopotutto avremmo potuto andare di ricovero in ricovero per i successivi cinque anni e impegnarci in campagne di successo, senza però risolvere il problema alla radice e senza riuscire a scuotere drasticamente le autorità. Serviva un attacco totale alle istituzioni da parte di cittadini che si attivassero per conto proprio. Ma come avviarlo? Cosa avremmo potuto fare noi, un manipolo di attivisti? Le influenze dei movimenti del passato e le azioni nei ricoveri, il modo in cui lo squatting era sempre emerso durante le discussioni precedenti e, soprattutto, il fatto che lo squatting fosse un’azione volta a dare un vero alloggio alle famiglie disperate lo hanno fatto apparire il modo migliore per dare la spinta d’inizio al movimento.
Tutto questo mi è passato per la mente quella sera della terza messa in onda di Cathy Come Home. Alle tre del mattino ero convinto che una nuova campagna di squatting fosse necessaria e anche realistica. Ho svegliato alcuni amici che dormivano da me, che si sono a loro volta entusiasmati e abbiamo subito cominciato a discutere i modi e i mezzi tramite i quali lanciare la campagna. Il 14 novembre 1968 ha avuto inizio la London Squatters Campaign…
Ovviamente, speravamo che la nostra azione avrebbe suscitato una campagna di squatting su vasta scala e che i senzatetto e gli abitanti dei ghetti avrebbero ricevuto in massa l’ispirazione necessaria per fare occupazioni. Ma l’obiettivo principale del movimento era ancora più ambizioso: speravamo di avviare un attacco totale alle istituzioni preposte agli alloggi, attacco in cui la gente della strada si sarebbe attivata direttamente. Alla fine, e in modo strettamente collegato, abbiamo ipotizzato per la nostra campagna un effetto radicalizzante sui movimenti operanti in questo settore: associazioni di inquilini, collettivi militanti, gruppi legati a progetti comunitari eccetera. Se avessimo potuto radicalizzarli e farli unire avremmo ottenuto qualcosa, per davvero.

Ken Loach cinquant’anni dopo la sua popolare serie tv “Cathy Come Home” [1966] sulla crisi abitativa a Londra e la necessità di occupare ancora. Quasi sessant’anni dopo, poco è cambiato per i poveri.

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