
- Pagine: 224 pp.
- Prezzo: € 14,90
- ISBN: 9788888865881
Un villaggio inglese visitato dal diavolo, due delitti impossibili. Ragione e terrore si scontrano in un giallo dalla struttura perfetta.
Quando il villaggio di Steeple Thelming si sveglia una domenica mattina dopo una fitta nevicata, rimane sconvolto: nel manto bianco si stagliano delle impronte di zoccoli che sembrano apparire dal nulla, comparendo anche sopra tetti, muraglioni e fragili siepi, e nel nulla scompaiono, accanto a un cadavere appeso a un albero. E alla nevicata successiva il misterioso fenomeno si ripete, con tanto di assassinio impossibile. La popolazione ricorre al soprannaturale per dare una spiegazione a questi inspiegabili delitti, imputandoli al Diavolo o alla misteriosa Dama blu, un vendicativo fantasma locale. Ma l’ispettore Lancelot Carolus Smith, protagonista fisso dei romanzi di Norman Berrow, non si arrende all’evidenza e, con logica e deduzione prettamente sherlockiane, giunge alla soluzione, incastrando il colpevole.
Introduzione di Norman Berrow
C’era una volta, per essere precisi la notte dell’8 febbraio 1855, il Diavolo in visita di cortesia in Inghilterra. Per lo meno questa è la teoria ampiamente accettata, mai smentita fino a oggi. Doveva essere per forza Sua Satanica Maestà, dal momento che le sue inconfondibili orme, tracce di zoccoli, furono trovate nella neve, il mattino dopo, dentro o presso alcune cittadine della zona meridionale del Devon. Fra l’altro furono scoperte in alcuni punti materialmente inaccessibili, come la cima degli alti muraglioni che attorniavano i giardini delle ville oppure sopra certi tetti estremamente ripidi. Era incontestabile: il visitatore misterioso possedeva il potere di attraversare la materia solida.
Non mi credete? Allora vi rimando al resoconto uscito nel numero del 16 febbraio 1855 del giornale più conservatore e prosaico che ci sia, il “Times”. E vi rimando anche ai vari servizi e articoli usciti in più numeri dell’“Illustrated London News” fra il 24 febbraio e il 17 marzo del medesimo anno. Questi sono fatti, non fantasie…
Persino il “Times”, pur con un linguaggio diplomatico, contemplava la possibilità che le impronte sulla neve potessero essere quelle di Belzebù in persona. Ed erano eccome di Belzebù nella testa di centinaia di abitanti del Devonshire, e forse di migliaia di altri albionici.
Pare che il Diavolo abbia fatto un’altra capatina in queste regioni non molto tempo fa, nell’anno della Grande Neve, in questo caso atterrando nei pressi del paesello di campagna di Winchingham. E anche stavolta ha lasciato le sue inconfondibili orme sulla neve, identiche a quelle di quasi un secolo or sono, anche stavolta trovate non solo nei giardini di alcuni cittadini inoffensivi ma anche in punti apparentemente inaccessibili come la cima di un muraglione o il tetto impervio di una villetta. E anche stavolta sembrava che il visitatore misterioso avesse il potere di attraversare la materia solida.
Però in questo caso il movente era un tantino meno oscuro, e un funzionario scettico, e intelligente, della Divisione indagini criminali distaccato presso il Dipartimento di polizia della contea del Winchshire, l’ispettore Lancelot Carolus Smith, ha condotto un’indagine sul fenomeno.
L’inchiesta è stata coronata dal successo, eppure… eppure alla fine Lancelot Carolus sembrava di umore stranamente cupo e riflessivo, quasi si stesse chiedendo se, in termini di Assoluto, non fosse sul serio passato da quelle parti il Signore del Male in carne e ossa lasciando il suo marchio fra le dimore degli uomini. In effetti, se fosse stato il Diavolo a muovere un sensitivo o a operare tramite un intermediario, direste voi che questo intermediario ha agito di propria spontanea volontà? Oppure direste che s’è manifestato il Re degli Inferi?
Estratto: il primo omicidio
A parte qualche sporadico barcollio, le due serie di impronte puntavano dritte come fusi verso l’albero solitario in mezzo al prato, le normali impronte di un uomo a cavallo di un’immaginaria linea mezzana, le anormali orme di zoccoli appartenenti a… qualcosa, una dietro l’altra, a meno di trenta centimetri l’una dall’altra. E lì finivano.
Quelle normali cessavano perché i piedi dell’uomo in quel punto s’erano staccati dal suolo. In realtà erano ancora nei paraggi, ma non più a contatto con la neve. Penzolavano a una decina di centimetri d’altezza, rigidi e immobili, perché il corpo dell’uomo era appeso al ramo più basso dell’albero. Aveva una corda al collo ed era morto stecchito.
Invece le impronte di zoccoli sparivano e basta, subitanee e inesplicabili com’erano spuntate ai piedi della Salita, a quasi due chilometri da lì.
Erano arrivati alla fine della pista, e la fine della pista era un uomo morto appeso a un albero morto nel mezzo di un prato spoglio e deserto. In tutta quella distesa di neve c’erano solo le tracce dell’uomo e le tracce della Cosa con gli zoccoli, che l’aveva seguito o accompagnato. Null’altro. Nessun altro segno. […]